conosci te stessa

Amo me stessa cosa significa?

Magari la questione non ce la poniamo neppure. Magari lo diamo per scontato perché da bambini non ce l’hanno insegnato. E se non ce l’hanno insegnato significa che non è poi così importante oppure che va da sé.

E invece saper voler bene a sé stessi è importantissimo, fondamentale. E per nulla scontato.
Quante volte, ad esempio, nella lista delle priorità ci mettiamo in fondo? E quante altre volte non facciamo le cose che ci fanno stare bene? Mancanza di autostima, di tempo, di soldi, bisogni insoddisfatti che generano comportamenti compensativi come quello di esserci sempre per tutti e mettersi in fondo alla lista. Ognuno ha i suoi. Non solo, bisogna pure fare i conti con le convinzioni con le quali siamo diventate grandi. Anzi, le convinzioni prima di tutto. Anche in questo caso ognuno ha le sue, e tuttavia le convinzioni non sono qualcosa di individuale che riguarda soltanto me o te. Il più delle volte sono trasversali alle generazioni, arrivano da molto lontano e vanno altrettanto lontano.
Mi viene da pensare che non saper voler bene a sé stessi sia un problema sociale con ripercussioni a cascata.

La cultura del prendersi cura, infatti, parte da sé e corrisponde ai bisogni reali dell’essere umano, non dettati dal mercato né misurati secondo il criterio del profitto. Una cultura che sta alla base di un’azione politica sana e responsabile.

E dunque a prendersi cura di noi stessi non ci insegnano. Si presuppone che una volta diventati adulti, lo si sappia. Solo che non è una questione anagrafica, non sono i diciotto anni, la patente, la laurea, l’inserimento nel mondo del lavoro, la convivenza o il matrimonio che sia. Non è neppure un figlio a decretare il proprio essere adulto.

E allora, se non c’è un momento preciso in cui si entra nel mondo adulto, come si acquisisce la capacità di prendersi cura di sé?

Bambino, adulto, genitore. Noi siamo tutto questo. Sono parti di noi nelle quali di volta in volta ci identifichiamo. A dire il vero siamo anche molto altro nella molteplicità che in quanto esseri umani ci appartiene, ma ora torniamo all’amore e alla cura nei confronti di sé. Non si può certo chiedere al bambino interiore, che reagisce e pretende senza distinzioni, ma neppure all’adulto che razionalmente valuta, pianifica e decide.
Si può chiedere al genitore interno, amorevole per definizione. E tutti ne abbiamo uno indipendentemente dal fatto di essere genitori oppure no.
Il genitore interiore può comprendere, sospendere il giudizio e tranquillizzarci. Una presenza rassicurante sempre a portata di mano, magari proprio quella che ci è mancata nell’infanzia.
Chiediamogli di prendersi cura di noi e ascoltiamolo, lui sa come fare…

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