Il ciclo ci tiene sveglie. Nulla di filosofico. Il corpo è concreto, anche il ciclo lo è. Concreto ed efficace nel suo linguaggio. E d’altronde per vivere pienamente la nostra natura mutevole femminile – sentirla nella pelle e nel cuore – occorre essere al centro di noi stesse. Ed è proprio lì che il ciclo mestruale ci riporta continuamente.
Tenerci sveglie significa ricondurci lì dove troviamo domande che ridestano l’anima e, qualche volta, anche le risposte. Lì, nel proprio rifugio interiore che non ha nulla a che vedere con la comfort zone di tutti i giorni, lì dove c’è uno spazio rigenerante sempre a disposizione perché le convinzioni limitanti non vi hanno accesso.
In una donna il rifugio interiore può essere il grembo, il centro sacro dell’energia collegata ai cicli universali. Spesso lo è. Con l’immaginazione la mente può riposare lì, starci dentro, cuore e testa insieme, niente più sforzi, lo stress si allenta, la fatica di dover essere in un certo modo non ha appigli e fa un passo indietro.
Lì diventiamo donne consapevoli perché dal centro di noi stesse possiamo osservare ciò che sta accadendo esattamente com’è. Può essere doloroso, proprio come a volte le mestruazioni, non è un percorso sempre facile, ma è liberatorio, pacificante. Non c’è, infatti, consapevolezza senza coraggio né coraggio senza amorevolezza e fiducia. Il ciclo ce lo insegna con pazienza e determinazione.
Dal centro fluiamo come acqua di sorgente che si fa torrente e poi fiume.
Ogni mese siamo sorgente, torrente, fiume e il cammino si allarga, il paesaggio ampio…
1 pensiero su “Come acqua di sorgente”