ciclicità, conosci te stessa, maschile e femminile

Vergogna, femminile singolare

Ho sempre pensato, e lo penso tuttora, che le mestruazioni siano un momento intimo e quindi non da sbandierare ai quattro venti. Intimo, tuttavia, non significa qualcosa di cui vergognarsi e di conseguenza da tenere assolutamente nascosto.

Avrei voluto vivere le mie mestruazioni libera di esprimere il mio malessere all’occorrenza senza vergogna. Invece al tuo innato sentire impari ad anteporre le aspettative e le richieste sociali facendo finta di niente per non risultare inopportuna.

Il ciclo mestruale, e le mestruazioni in particolare, hanno un’ energia potente che non è incasellabile, quell’energia del femminile a tutto tondo continuamente mortificata.
Non è questione soltanto di mestruazioni.
A parer mio la vergogna delle mestruazioni è la vergogna del femminile che non va bene se non in un certo modo. E’ un disagio indotto.

Ricordo l’amarezza di mia madre quando mi raccontava di aver dovuto partecipare qualche settimana dopo la mia nascita, e prima del mio battesimo, al rito di purificazione in chiesa insieme ad altre puerpere. Non avrebbe voluto, non ne trovava il senso né il motivo, ma negli anni Sessanta si faceva così. Avevo visto una foto con il velo in testa e un cero in mano e il suo viso parlava da solo.
Queste cose lasciano un segno perché nella vergogna non ci sentiamo più a casa dentro di noi. E non c’è rito purificatorio imposto che ci restituisca la nostra vera voce. Il coro dei giudici esterni, insieme alla voce del giudice interiorizzato che spesso ne è la fotocopia, la sovrasta. E noi restiamo sullo sfondo come un’immagine sfocata.

Il messaggio che facciamo nostro è che c’è qualcosa di sbagliato in noi. Di impurità non parla più nessuno in questa parte del mondo, ma è un’eredità del femminile, un retaggio tenace.

Fino a pochi decenni fa l’uomo liquidava la questione mestruazione come roba da donne. Era così anche per la gravidanza, il parto, il puerperio, la menopausa. Diritto di parola, di scelta, di decisione sul comportamento che una donna doveva tenere, il resto non lo riguardava.

Anche nelle popolazioni antiche, che vivevano a stretto contatto con la Madre Terra, le mestruazioni erano cose da donne, ma con una differenza sostanziale. Cose da donne perché gli uomini erano profondamente rispettosi di quel sangue che nutriva la vita. Per questo in quei giorni la donna era sollevata dalle incombenze quotidiane e si ritrovava insieme alle altre nella Tenda Rossa. Un luogo, non accessibile agli uomini, dove custodire il femminile sacro, onorarlo, condividerne la potenza e tramandarne i significati.
E la vergogna non esisteva.

Oggi forse la bustina dell’assorbente che scivola fuori dall’astuccio non è più motivo di vergogna, ma a che punto siamo nel rispetto per le “cose da donne”?

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