maschile e femminile, ruoli sociali

La nostra origine zittita

L’anno scorso, di questi tempi, ho portato il Ciclo dei Desideri a scuola. Penso a come è stato incredibilmente semplice. Grazie alla sensibilità di un’insegnante e della sua dirigente persino la lungaggine burocratica è stata scavalcata.
Un istituto tecnico in cui le ragazze sono una netta minoranza e proprio per questo la preside ha un’attenzione particolare per loro e la volontà di creare opportunità in cui quel femminile si senta accolto e nutrito. Si senta soprattutto legittimato ad esprimersi, fiducioso nella propria innata capacità di sentire. E alle ragazze si è aperto un mondo di meraviglia nei confronti della loro natura ciclica.
L’idea era di ampliare il progetto per coinvolgere i ragazzi affinché anche loro avessero potuto sentirsi legittimati a vivere il proprio lato femminile, sconosciuto, zittito o tutt’al più ridicolizzato.

Ora tutto è sospeso. Dentro lo schermo, intervallato da batterie di verifiche in presenza, spazio per raccontare e accogliere il femminile silenziato non c’è.

Vorrei ci intendessimo sulle parole. Femminile e Maschile non equivalgono a donna e uomo. Sono piuttosto energie primigenie che ognuno di noi ha in modo complementare e declina in pensieri e comportamenti secondo la cultura di appartenenza.
La nostra mente è allenata a vedere opposizione là dove invece c’è complementarietà e questo contribuisce a creare malessere. Pensare al maschile e al femminile come opposti significa credere che una delle due energie possa sussistere senza l’altra. Ma pensiamoci bene, funziona così in natura? Prendiamo ad esempio il giorno e la notte. Abbiamo bisogno di entrambe e il benessere arriva dalla loro alternanza sapiente. Allo stesso modo, le energie del maschile e del femminile possono esprimere tutta la loro ricchezza di sfumature soltanto in una relazione di equilibrata complementarietà. Così interiormente come fuori di noi.

Va da sé che questa complementarietà non è contemplata dalla cultura che ha plasmato il modello socioeconomico in cui stiamo affondando. E stiamo affondando non perché l’economia è in crisi ed è arrivata pure la pandemia; stiamo affondando perché respiriamo una cultura disumana il cui il tempo degli affetti è stato ridotto ai minimi termini se non addirittura cancellato, in cui la saggezza emotiva con la quale veniamo al mondo, naturalmente predisposti alla relazione, non è considerata un valore quando invece è alla base di qualunque comportamento che possa definirsi realmente umano. Invece siamo dentro una competizione che logora, esaspera gli animi, sfinisce. C’è sempre qualcosa o qualcuno contro cui combattere. O vinci o muori. Proprio così? Competere, dal latino cum petere, in realtà significa cercare insieme. Non è rappacificante già solo questa possibilità?

Ieri una psicoterapeuta di grandissima esperienza, che ospiterò presto in un dialogo del Ciclo di Desideri, mi ha detto che là dove c’è una sofferenza, c’è un femminile inespresso, mortificato, ignorato.

Ecco perché il mio desiderio di portare il Ciclo dei Desideri a scuola è più forte che mai. Ecco perché propongo opportunità per stare in ascolto del femminile e permettergli di fiorire senza diventare per questo una di quelle paladine femministe che sventolano il vessillo della rabbia contro. Il maschile integro esiste, abbiamo bisogno della sua generosità e determinazione. Femminile e Maschile, origine della vita.

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