ciclicità

Grazie Befana!

Dopo il concentrato di feste di questo periodo, dopo santa Lucia, Natale e Capodanno, la Befana spesso passa via senza suscitare grande interesse tranne forse là dove si mantiene viva la tradizione della festa popolare.
Ma la Befana, una delle tante regine dell’inverno nei tempi precristiani, con caratteristiche che ricordano la dea Diana e la stessa etimologia di “epifania”, ci ricorda qualcosa di ancestrale che fa parte della vita di ciascun essere vivente.

A chiusura delle dodici notti santi, incominciate il 26 dicembre e precedute da altrettanti notti a partire dal giorno di santa Lucia, la vecchina che nell’immaginario collettivo vola sopra i tetti ci riconduce al tempo ciclico che governa i nostri ritmi. E lo fa attraverso i simboli che porta con sé: il suo volto e le mani rugose, l’immancabile scopa, il carbone e il falò.

Vecchia perché, signora della vita e della fecondità, rappresenta un ciclo che si chiude. E quando un ciclo si chiude, si crea una sorta di passaggio in cui i due mondi – il vecchio e il nuovo – sono così vicini che il vecchio si trasforma nel nuovo. Per questo è un tempo propizio per la trasformazione di sé, per lasciare andare vecchi copioni e aprirsi al nuovo. Non ci viene così spontaneo lasciarci andare al nuovo anche se noi donne viviamo questo assottigliamento tra i due mondi tutti i mesi durante la fase mestruale che corrisponde proprio alla stagione invernale, alla notte, al buio. Ve ne accorgete? E se ve ne accorgete come vivete questa trasformazione?

La scopa (realizzata con materiali naturali) è uno strumento per preparare il terreno al nuovo spazzando via quello che non serve più, polvere, energie stagnanti. Il riferimento è al nuovo ciclo agrario, ma dal punto di vista simbolico vale per qualunque trasformazione. E il significato del carbone a questo punto è intuitivo. La cenere sparsa sui campi, infatti, è un ottimo fertilizzante. Nulla a che vedere con la punizione per i bambini “cattivi”, ennesima mortificazione gratuita.
E infine il falò, simbolo di purificazione, dal quale la Befana rinasce come l’araba fenice a ricordarci che ogni trasformazione è possibile a partire dal seme che siamo e che racchiude la massima potenzialità.

Torniamo al seme dunque e, se appena potete, prendetevi una parte della giornata per riflettere su quali semi volete tenere nel passaggio a questo nuovo anno, quali custodire con amore affinché possano germogliare a primavera. Ognuna di noi ha il suo modo di custodire i propri semi, ma credo che due ingredienti siano fondamentali per una buona semina: la gratitudine e la fiducia. Dove c’è l’una, c’è l’altra…

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