“Il sentiero delle meraviglie”
è una fiaba che ti porta nel magico mondo dell’energia ciclica femminile.
C’era una volta una principessa che viveva in un castello con il re e la regina e i tanti fratelli e sorelle nati dopo di lei. Era circondata da amore e bellezza: aveva una stanza tutta per sé, un parco immenso dove giocare, libri da leggere, maestri con cui studiare, fratelli e sorelle con cui divertirsi, ma c’era qualcosa, un impulso istintivo, che la invitava a scoprire il mondo là fuori.
Il re e la regina, dal canto loro, sapevano che sarebbe arrivato questo momento e così un giorno le dissero:
«Wuti1 cara, presto compirai quattordici anni ed è arrivato il momento che tu vada ad esplorare il mondo se ne senti il desiderio».
La principessa sgranò gli occhi. I suoi genitori non solo erano a conoscenza del suo desiderio, ma le permettavano anche di esaudirlo!
«Sappiamo che sei assennata e prudente e riteniamo cosa buona che tu vada incontro alla tua volontà. Noi resteremo qui ad aspettarti e abbiamo due doni per te che potranno tornarti utili strada facendo».
Detto fatto, la regina consegnò alla figlia un mantello di lana blu profilato d’argento, ricevuto a sua volta in regalo dalla regina madre, e il re una lanterna rossa.
La ragazza non fece domande, ringraziò, mise i doni in una sacca di iuta e attese che arrivasse il giorno del suo compleanno.
Non fu facile lasciare casa, ma Wuti era determinata e l’abbraccio rassicurante del re e della regina le fu di conforto. Così prese la strada senza voltarsi.
Era una bella giornata di cielo terso ed era ancora visibile il primo quarto di luna, l’aria all’alba era fredda ma presto il sole avrebbe scaldato ogni cosa. Camminò per un lungo tratto seguendo il sentiero che saliva su in collina fino a quando arrivò al confine con un giardino, talmente bello da sembrarle fatato. All’interno, un gruppo di giovani donne erano intente a danzare in cerchio al ritmo di una musica che Wuti non riusciva a sentire. Si fermò a guardarle incuriosita quando una di loro si avvicinò e la invitò ad entrare e ad unirsi alla danza. Wuti non conosceva i passi, ma quando si unì al cerchio incominciò anche lei a sentire il ritmo che dal suo grembo saliva su come un‘ energia gioiosa e si ritrovò a danzare come mai aveva fatto prima.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, il sole era alto nel cielo. Faceva caldo.
Appagata da quella danza e piena di energia ed entusiasmo, era curiosa di scoprire cose nuove. E così proseguì il cammino seguendo il ruscello fino alla casupola che aveva visto all’orizzonte. Man mano che si avvicinava sentiva un vocìo di bambini e rumore di piatti e stoviglie. Incuriosita, attraversò il prato verdissimo che circondava la casetta per dare un’occhiata attraverso una finestrella sul retro. Vide un grande tavolo di legno con i bambini seduti attorno e una mamma che stava preparando pappa d’avena per tutti.
Wuti pensò che poteva aver bisogno di una mano, così bussò e chiese semplicemente se poteva esserle d’aiuto. La donna l’accolse nella sua umile dimora e la invitò a prendere una scodella dalla dispensa e a sedersi come fosse una di loro. La principessa ringraziò, offrì di condividere il pranzo che aveva con sé e diede una mano ad imboccare i più piccoli.
Al momento di salutarsi, la donna l’abbracciò calorosamente e i bambini la salutarono festosi. Wuti avrebbe voluto rimanere, ma questa volta fu la donna ad invitarla a proseguire dicendole che sarebbe potuta tornare a trovarli.
Così, la ragazza acconsentì e, sia pure a malincuore, si incamminò. Non sentiva più l’energia festosa che aveva accompagnato i suoi passi fin lì e aveva notato che il sole del tardo pomeriggio dipingeva lunghe ombre sulla campagna mentre si era alzato un venticello fresco che faceva volteggiare le foglie e la sospingeva sul sentiero. Le piacevoli sensazioni che aveva provato fino a quel momento erano improvvisamente svanite. Incominciò a sentirsi stanca, le gambe indolenzite. E allora pensò che allontanarsi da casa senza sapere dove andare era stata una sciocchezza e provò rabbia verso se stessa per un’ idea tanto assurda e anche verso i suoi genitori che non l’avevano trattenuta.
“Perché improvvisamente mi sembra inutile quello che sto facendo? E perché non sento più il desiderio e la curiosità di scoprire cose nuove? Perché non sono contenta come quando sono partita?”.
I pensieri continuavano a girare in tondo nella sua testa e non vedeva l’ora di arrivare da qualche parte per riposare un po’. Intanto il sentiero aveva lasciato le colline ed era diventato di nuovo pianeggiante.
Wuti si fermò, appoggiò la sacca a terra e soltanto allora notò quante foglie nel frattempo si erano staccate dai rami. Gialle, marroni, rosse, qualcuna verde scuro: ne fece un mucchietto solo per il piacere di farlo e poi si tolse le scarpe per calpestare le foglie lentamente, prima con un piede e poi con l’altro, sentendo quanto fosse bello appoggiare i piedi su quel morbido tappeto. Infine tirò fuori dalla sacca il pesante mantello, con il quale si coprì prima che il freddo diventasse pungente, e accese la lanterna per rischiarare il cammino che tuttavia ogni tanto le sembrava avesse un non so che di familiare.
Attorno c’era silenzio e d’altronde in quel momento non avrebbe avuto voglia di incontrare nessuno. Non c’era neppure la luna nel cielo che diventava sempre più nero e profondo. Wuti non aveva paura, era solo stanca e voleva disfarsi di quei pensieri continui che la infastidivano così tanto. Non aveva molta voglia di camminare, ma nello stesso tempo l’oscurità che avanzava all’imbrunire le piaceva e si sentiva protetta, avvolta nel mantello e con la lanterna in mano.
Mentre camminava la sua immaginazione le portò alla mente un grande tronco cavo, all’interno di un bel rosso cremisi, e pensò che se l’avesse trovato avrebbe passato volentieri la notte lì. Ma in fondo non aveva ancora così sonno e poteva proseguire. E senza accorgersene, non avendo come punto di riferimento la luna nel cielo, cammina e cammina passarono le ore e a notte fonda si ritrovò di nuovo sulla soglia del castello. Per nulla stupita, attraversò lentamente il grande parco e andò dritta a cercare il tronco cavo che aveva immaginato. Non l’aveva mai visto, non sapeva se c’era, ma era sicura di trovarlo. E lo trovò.
ab
1 Nella lingua degli Hopi, una delle tribù dei Nativi Americani, Wuti significa “donna bella”.
Ora, se vuoi, puoi riflettere sulle parole:

SIMBOLI
- C’è un simbolo che ha attratto la tua attenzione?

DONI
- Quali doni avresti scelto tu per la principessa da parte del re e della regina?

coinvolgimento
- Hai notato se c’è stato un passaggio della storia nel quale ti sei sentita particolarmente coinvolta?
- C’è qualcosa che ti ha inquietato? O che proprio non ti è piaciuto?