conosci te stessa

Cambio casa

Cambio casa.

Cambio anche città e regione.

Non è la prima volta. Ricordo tutte le case in cui ho vissuto tranne, ovviamente, quella dove ho trascorso i miei primi sei mesi. Così piccola già con la valigia in mano. Di città in città nuova scuola, nuova maestra, compagni sconosciuti, luoghi mai visti prima e la mia amata nonna sempre più lontana. Poi, da grande, un’idea di stanzialità che sì, ci ho provato a mettere in pratica. Non fosse altro che per i figli e la nonna vicina in una grande casa di famiglia considerata definitiva a tutti gli effetti. In realtà è stata il trampolino di lancio per altro, altrove.
Mi torna in mente Vianne in “Chocolat”. Non le mancava la determinazione per proseguire sul suo cammino evolutivo e aveva un sogno di felicità. Dentro quel sogno la sua storia. Dentro la sua storia forza e vulnerabilità insieme.

Confido che anche il mio sedicesimo cambio casa sia un passo evolutivo. Mi ci sta portando la vita a farlo. I “ma” e i “se” sono ostacoli che non impediscono al fiume di scorrere. E il fiume non scorre per capriccio. Il fiume deve scorrere.
A pensarci bene, ogni cambio casa è stato un passaggio di crescita. Alcuni desiderati più di altri. Alcuni più impegnativi di altri. Tra l’uno e l’altro non sempre sono passati tanti anni, qualcuno è coinciso con eventi importanti per me come il matrimonio e quindici anni dopo, in un luogo diverso, dove mi trovo tuttora, la dolorosissima separazione e la necessità di uscire dalla pancia della città per un appartamento molto meno oneroso. Un taglio del cordone ombelicale che credevo non sarei stata capace di fare. Quanto patema d’animo, fatica e lacrime a fare quel passo.

Questa casa poco confortevole non mi corrisponde e mi sono adattata tanto. Ci sono comunque le stanze per i miei figli e questo mi ha spesso rincuorato. Ho fatto posto al mio compagno che mi ha aiutato a sistemarla e ho avuto la sensazione che potesse essere anche un poco nostra. Tenere insieme tutto, non ci sono mai riuscita veramente anche se ne ho assaggiato la gioia durante qualche cena invernale nel periodo natalizio quando ci ritrovavamo tutti attorno al tavolo imbandito con una tovaglia nuova a cuoricini in una cucina lunga e stretta che mi ha accompagnato di trasloco in trasloco. Quante sere a quel tavolo seduta a ricamare, la candela accesa, la mia pelusce acciambellata sulla sedia accanto e la sensazione pacificante che il tempo scorresse lento e per certi versi tranquillo. Mi sono sentita porto sicuro per i miei figli, a proseguire gli studi lontano. Una sorta di faro in un avamposto della valle che spiana a sud, laggiù il punto di fuga, la via del treno verso Milano e, più oltre, Torino. Tornavano a rigenerarsi, o perlomeno a me piace pensarla così, io sempre pronta ad accoglierli e abbracciarli senza trattenerli. Io da figlia non l’ho mai provato. L’abbraccio di mia madre, inconsapevole, era in cambio di.

Le lucine sulla collina, il rifugio sempre illuminato su in montagna mi hanno tenuto compagnia in tanti anni vissuti un po’ come un esilio dorato perché quando non ci si sente a casa, niente ti appartiene. E per sentirmi a casa tanto fanno gli affetti più profondi, le relazioni “buone” e la possibilità di esprimere me stessa lì dove sono e mi guadagno da vivere. Una strada in salita, una specie di deserto qui la via della professione che ho scelto per me. E forse è stato proprio questo ad alimentare la mancanza di radicamento e a indurmi a cercare le radici dentro di me. Da bambina disegnavo gli alberi senza. In compenso avevano tutti una chioma verde splendida che non potrebbe essere senza radici belle salde. A proposito, degli alberi oggi non potrei fare a meno.

Ho chiesto alla vita una casa più economica, magari anche più piccola, con un bel parquet per sentire il legno sotto i piedi, tanto verde attorno e almeno un albero fuori dalla finestra che mi faccia compagnia. Quando ho incominciato a cercare non sapevo come orientarmi, sentivo già da tempo che la mia energia mi portava altrove, ma dove?! Ho cercato sia qui che più vicino ai miei figli.

E la casa l’ho trovata altrove. Ha il parquet e un nespolo fuori dalla finestra.

Il mio compagno resta qui. Mio figlio non appoggia la mia scelta, mia figlia sì purché io sia contenta.
Lo sarò?! Sono giornate emotivamente piene. Il desiderio di rinnovamento si rimescola alla malinconia nella chiusura di un cerchio per aprirne un altro. Non trasloco sbattendo la porta, tutt’altro. Comunque è un lungo periodo che si chiude e sono facile alle lacrime, le lascio scorrere.
Mi sono rimasti alcuni “se” e alcuni “ma”. Me li porterò appresso. Il film che mi proietta la mia mente l’ho visto tante volte e mi fa sempre paura. Ci respiro dentro. La madre interiore sa abbracciare la mia parte bambina.

In autunno l’esperienza di sedici cambi casa e nove città diventerà un percorso di counseling dedicato alle donne che stanno per cambiare casa o lo faranno.
Il trasloco, definito come evento stressante, può essere una grande opportunità di rinnovamento e trasformazione, un passo nella direzione della gentilezza verso sé stesse. E io posso starvi accanto in questo passaggio dandovi il sostegno emotivo, e se credete anche pratico, di cui si può aver bisogno. Forti e vulnerabili insieme.

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